🗞 Agenzia RIA Novosti:
💬 Lunedì scorso quotidiano il Foglio riportava che i servizi di intelligence avrebbero riferito al governo italiano che il Cremlino avrebbe messo una taglia di 15 milioni di dollari per Crosetto, commissionandone l'assassinio al gruppo Wagner. Dietro queste minacce, affermava il quotidiano, ci sarebbe Dmitry Medvedev, vice Presidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa. Crosetto ha poi dichiarato su Twitter di non considerare queste informazioni affidabili: "Se ci fossero stati rischi o minacce reali di tale gravità, ne sarei certamente stato informato, e non è mai accaduto".
Oleg Osipov, assistente del vice Presidente del Consiglio di Sicurezza, ha commentato a RIA Novosti: "Non ci si deve sopravvalutare. Di lui non importa nulla a nessuno"...
#commenti
💬 Lunedì scorso quotidiano il Foglio riportava che i servizi di intelligence avrebbero riferito al governo italiano che il Cremlino avrebbe messo una taglia di 15 milioni di dollari per Crosetto, commissionandone l'assassinio al gruppo Wagner. Dietro queste minacce, affermava il quotidiano, ci sarebbe Dmitry Medvedev, vice Presidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa. Crosetto ha poi dichiarato su Twitter di non considerare queste informazioni affidabili: "Se ci fossero stati rischi o minacce reali di tale gravità, ne sarei certamente stato informato, e non è mai accaduto".
Oleg Osipov, assistente del vice Presidente del Consiglio di Sicurezza, ha commentato a RIA Novosti: "Non ci si deve sopravvalutare. Di lui non importa nulla a nessuno"...
#commenti
Lettera aperta dell'Ambasciata della Federazione Russa in Italia al direttore del @corrieredellasera
💬 Signor Direttore, abbiamo letto con stupore e un po' di disgusto l'articolo "Così Putin minaccia tutti noi" di Danilo Taino sul Suo giornale del 25 marzo 2023. Dal momento che ha ritenuto ammissibile concedere spazio sulle pagine del Suo quotidiano a questa pasquinata diffamatoria e oltretutto richiamarne il titolo in prima pagina, stimiamo che la posizione dell'autore sia condivisa dal comitato di redazione di uno dei giornali più influenti d'Italia.
Riteniamo che non sia per noi dignitoso discutere con l'autore di questa "opera", intrisa di un odio non celato per la Russia contemporanea e il suo popolo.
Vorremmo richiamare l'attenzione della redazione del Suo giornale su quanto segue. Voi, forse, avete il dubbio primato tra gli altri media italiani nel sostenere la tesi blasfema del popolo della Russia contemporanea come "nazione fascista" governata da un "regime fascista". Se questa è una provocazione deliberata volta a suscitare l’indignazione dei cittadini russi, e dei milioni di altre persone che hanno studiato la storia moderna a scuola, allora ha certamente raggiunto il suo obiettivo. Per coloro che non hanno studiato o che hanno dimenticato le lezioni di storia, ricordiamo che il popolo sovietico, nella lotta contro il fascismo per la libertà del proprio Paese, per la libertà dell'Europa e del mondo, ha sacrificato 27 milioni di suoi cittadini e ha subito disastri e sofferenze incalcolabili. L'odiosissima parola "fascismo" che, com’è noto, ha origine italiana, è saldamente radicata nella nostra coscienza pubblica come sinonimo di ideologia antiumana e razzista che, non solo non ha nulla in comune con la politica della Russia moderna, ma è inoltre oggetto della nostra lotta coerente e intransigente, anche contro le sue manifestazioni nelle politiche di altri Paesi. Siamo inoltre costretti a ricordare che la politica del fascismo italiano, oltre a tanti lutti e devastazioni sul territorio dell'Unione Sovietica, ha cagionato molte sofferenze allo stesso popolo italiano. Durante la Seconda guerra mondiale sul solo fronte orientale sono morte decine di migliaia di italiani.
Il marchio irresponsabilmente impostoci, gli appelli a "fermare il fascismo di Putin", che rappresenterebbe "una minaccia mortale per l'Europa e per le società europee", a nostro avviso, sono soprattutto ad uso e consumo interno, per fomentare il sentimento russofobico nella società italiana. Contiamo sul buon senso degli italiani comuni che non sono inclini a vedere dei "fascisti" nei russi che hanno sempre avuto un'indubbia simpatia per il vostro Paese e che in molte occasioni hanno fornito un aiuto disinteressato al suo popolo.
Chiediamo, Signor Direttore, di considerare il nostro punto di vista che riflette quello della stragrande maggioranza dei cittadini della Russia contemporanea.
26 marzo 2023
#Commenti #Presidente #Attualità
💬 Signor Direttore, abbiamo letto con stupore e un po' di disgusto l'articolo "Così Putin minaccia tutti noi" di Danilo Taino sul Suo giornale del 25 marzo 2023. Dal momento che ha ritenuto ammissibile concedere spazio sulle pagine del Suo quotidiano a questa pasquinata diffamatoria e oltretutto richiamarne il titolo in prima pagina, stimiamo che la posizione dell'autore sia condivisa dal comitato di redazione di uno dei giornali più influenti d'Italia.
Riteniamo che non sia per noi dignitoso discutere con l'autore di questa "opera", intrisa di un odio non celato per la Russia contemporanea e il suo popolo.
Vorremmo richiamare l'attenzione della redazione del Suo giornale su quanto segue. Voi, forse, avete il dubbio primato tra gli altri media italiani nel sostenere la tesi blasfema del popolo della Russia contemporanea come "nazione fascista" governata da un "regime fascista". Se questa è una provocazione deliberata volta a suscitare l’indignazione dei cittadini russi, e dei milioni di altre persone che hanno studiato la storia moderna a scuola, allora ha certamente raggiunto il suo obiettivo. Per coloro che non hanno studiato o che hanno dimenticato le lezioni di storia, ricordiamo che il popolo sovietico, nella lotta contro il fascismo per la libertà del proprio Paese, per la libertà dell'Europa e del mondo, ha sacrificato 27 milioni di suoi cittadini e ha subito disastri e sofferenze incalcolabili. L'odiosissima parola "fascismo" che, com’è noto, ha origine italiana, è saldamente radicata nella nostra coscienza pubblica come sinonimo di ideologia antiumana e razzista che, non solo non ha nulla in comune con la politica della Russia moderna, ma è inoltre oggetto della nostra lotta coerente e intransigente, anche contro le sue manifestazioni nelle politiche di altri Paesi. Siamo inoltre costretti a ricordare che la politica del fascismo italiano, oltre a tanti lutti e devastazioni sul territorio dell'Unione Sovietica, ha cagionato molte sofferenze allo stesso popolo italiano. Durante la Seconda guerra mondiale sul solo fronte orientale sono morte decine di migliaia di italiani.
Il marchio irresponsabilmente impostoci, gli appelli a "fermare il fascismo di Putin", che rappresenterebbe "una minaccia mortale per l'Europa e per le società europee", a nostro avviso, sono soprattutto ad uso e consumo interno, per fomentare il sentimento russofobico nella società italiana. Contiamo sul buon senso degli italiani comuni che non sono inclini a vedere dei "fascisti" nei russi che hanno sempre avuto un'indubbia simpatia per il vostro Paese e che in molte occasioni hanno fornito un aiuto disinteressato al suo popolo.
Chiediamo, Signor Direttore, di considerare il nostro punto di vista che riflette quello della stragrande maggioranza dei cittadini della Russia contemporanea.
26 marzo 2023
#Commenti #Presidente #Attualità
🎙Commento della Rappresentante Ufficiale del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, Maria #Zakharova, sulla preoccupazione espressa da un certo numero di Paesi occidentali riguardo alla cooperazione russo-bielorussa nella sfera nucleare
💬 La reazione inappropriata di alcune capitali occidentali alle decisioni riguardanti lo sviluppo della nostra cooperazione con la Bielorussia nella sfera del nucleare militare non può che provocare sconcerto. Sembra che la preoccupazione espressa in questo contesto dai Paesi occidentali sia rivolta a un pubblico ignaro che non è a conoscenza delle esercitazioni pluriennali di sedicenti mentori occidentali in questo campo.
❗️Fatti indiscutibili indicano che sono stati i Paesi della NATO a introdurre il concetto delle cosiddette "missioni nucleari congiunte" che continuano a seguire per molti decenni. Al centro di questo concetto ci sono le armi nucleari di proprietà statunitense dispiegate in Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia, e il personale militare di questi Paesi è sistematicamente e sempre più intensamente addestrato all'uso delle armi nucleari e alla partecipazione alle operazioni per il loro impiego in combattimento.
Non è un segreto che la modernizzazione su larga scala in corso delle bombe nucleari americane e dei loro vettori utilizzati in queste missioni porta alla transizione di questo potenziale a un nuovo livello qualitativo. Allo stesso tempo, la natura esplicitamente anti-russa dei corrispondenti programmi militari statunitensi e della NATO non viene assolutamente celata.
Anche il fatto ovvio da parte di Washington dell'abbassamento dottrinale della soglia per l'uso delle armi nucleari negli ultimi anni, con uno spostamento dell'attenzione verso "scenari limitati" del loro uso, è di pubblico dominio.
Prendiamo atto con preoccupazione dei recenti appelli per espandere la distribuzione geografica dello stoccaggio delle bombe nucleari americane in Europa con la promozione delle relative infrastrutture fino ai confini dello Stato dell'Unione di Russia e Bielorussia.
In tutti questi anni la Russia ha mostrato la massima moderazione. Negli anni '90 nello spirito dei nostri sforzi per ritirare tutte le armi nucleari dai Paesi dell'ex URSS in territorio russo e trasferirle in uno stato non schierato, abbiamo costantemente sottolineato la necessità che tutte le armi nucleari statunitensi dall'estero fossero riportate negli USA e si mettesse fine al coinvolgimento dei Paesi non nucleari nello sviluppo delle applicazioni. Tutto ciò è stato ignorato o addirittura rifiutato.
☝️ Nel contesto della guerra ibrida a tutto campo scatenata dall'Occidente contro la Russia e dell'intenzione dichiarata di Stati Uniti e NATO di infliggerci una "sconfitta strategica", sarebbe ingenuo continuare a contare sulla totale assenza di qualsiasi forza militare - contromisure tecniche da parte nostra in questo settore. Ci siamo riservati e ci riserviamo tuttora il diritto di adottare le misure aggiuntive necessarie per garantire la sicurezza della Russia e dei suoi alleati.
Questo problema continuerà ad essere affrontato. Allo stesso tempo, a differenza della NATO, che è un conglomerato di Paesi subordinati agli Stati Uniti, nel nostro caso si tratta dello Stato dell'Unione, che ha ufficialmente una dottrina militare comune. Si tratta, quindi, di misure di sicurezza adottate dallo Stato dell'Unione sul proprio territorio nazionale. Tutte le decisioni necessarie in materia sono state prese e saranno rigorosamente attuate.
#Commenti
💬 La reazione inappropriata di alcune capitali occidentali alle decisioni riguardanti lo sviluppo della nostra cooperazione con la Bielorussia nella sfera del nucleare militare non può che provocare sconcerto. Sembra che la preoccupazione espressa in questo contesto dai Paesi occidentali sia rivolta a un pubblico ignaro che non è a conoscenza delle esercitazioni pluriennali di sedicenti mentori occidentali in questo campo.
❗️Fatti indiscutibili indicano che sono stati i Paesi della NATO a introdurre il concetto delle cosiddette "missioni nucleari congiunte" che continuano a seguire per molti decenni. Al centro di questo concetto ci sono le armi nucleari di proprietà statunitense dispiegate in Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia, e il personale militare di questi Paesi è sistematicamente e sempre più intensamente addestrato all'uso delle armi nucleari e alla partecipazione alle operazioni per il loro impiego in combattimento.
Non è un segreto che la modernizzazione su larga scala in corso delle bombe nucleari americane e dei loro vettori utilizzati in queste missioni porta alla transizione di questo potenziale a un nuovo livello qualitativo. Allo stesso tempo, la natura esplicitamente anti-russa dei corrispondenti programmi militari statunitensi e della NATO non viene assolutamente celata.
Anche il fatto ovvio da parte di Washington dell'abbassamento dottrinale della soglia per l'uso delle armi nucleari negli ultimi anni, con uno spostamento dell'attenzione verso "scenari limitati" del loro uso, è di pubblico dominio.
Prendiamo atto con preoccupazione dei recenti appelli per espandere la distribuzione geografica dello stoccaggio delle bombe nucleari americane in Europa con la promozione delle relative infrastrutture fino ai confini dello Stato dell'Unione di Russia e Bielorussia.
In tutti questi anni la Russia ha mostrato la massima moderazione. Negli anni '90 nello spirito dei nostri sforzi per ritirare tutte le armi nucleari dai Paesi dell'ex URSS in territorio russo e trasferirle in uno stato non schierato, abbiamo costantemente sottolineato la necessità che tutte le armi nucleari statunitensi dall'estero fossero riportate negli USA e si mettesse fine al coinvolgimento dei Paesi non nucleari nello sviluppo delle applicazioni. Tutto ciò è stato ignorato o addirittura rifiutato.
☝️ Nel contesto della guerra ibrida a tutto campo scatenata dall'Occidente contro la Russia e dell'intenzione dichiarata di Stati Uniti e NATO di infliggerci una "sconfitta strategica", sarebbe ingenuo continuare a contare sulla totale assenza di qualsiasi forza militare - contromisure tecniche da parte nostra in questo settore. Ci siamo riservati e ci riserviamo tuttora il diritto di adottare le misure aggiuntive necessarie per garantire la sicurezza della Russia e dei suoi alleati.
Questo problema continuerà ad essere affrontato. Allo stesso tempo, a differenza della NATO, che è un conglomerato di Paesi subordinati agli Stati Uniti, nel nostro caso si tratta dello Stato dell'Unione, che ha ufficialmente una dottrina militare comune. Si tratta, quindi, di misure di sicurezza adottate dallo Stato dell'Unione sul proprio territorio nazionale. Tutte le decisioni necessarie in materia sono state prese e saranno rigorosamente attuate.
#Commenti
🎙 Commento della Rappresentante Ufficiale del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, M.#Zakharova, in relazione all'iniziativa organizzata dagli Stati Uniti che avrebbe come obiettivo la promozione della democrazia nel mondo
💬 Dal 28 al 30 marzo, gli Stati Uniti 🇺🇸 intendono organizzare un evento internazionale, titolato «Summit for Democracy». Un summit simile è stato organizzato nel dicembre 2021.
Cioè, siamo già al secondo tentativo dell'attuale amministrazione americana di convocare una conferenza al fine – così la presenta Washington – di dare vita a una coalizione di stati democratici. Ovviamente, sotto la guida degli stessi Stati Uniti.
Nel momento in cui la reputazione delle autorità statunitensi in questo campo non è nemmeno dubbia, ma totalmente distrutta, rivendicare la leadership nella promozione dei valori democratici su scala globale è il massimo dell'ipocrisia. I fatti rilevanti sono ampiamente noti. Alcuni di essi si trovano, in particolare, nella dichiarazione del Ministero degli Esteri russo pubblicata il 1° dicembre 2021. Da allora la situazione non è migliorata.
👉 I cosiddetti «vertici per la democrazia» sono una chiara manifestazione delle pratiche neocoloniali nella politica estera statunitense. Dietro gli sforzi per organizzarli e convocarli si nasconde il desiderio di rinnovare e legittimare gli strumenti americani di controllo esterno e ingerenza negli affari interni degli Stati sovrani.
👉 Allo stesso tempo, si tratta della formazione di una piattaforma ideologica per la lotta contro coloro che l'élite politica americana tenta di etichettare come «autocrazie».
☝️ Deploriamo inoltre profondamente la decisione del Segretario generale delle Nazioni Unite A. Guterres di prendere parte a questo indegno spettacolo.
❗️I partecipanti responsabili alla comunicazione internazionale non dovrebbero impegnarsi nella "democratizzazione" e tracciare nuove linee di divisione. È giunto il momento che gli Stati Uniti e i loro alleati tornino a rispettare il diritto internazionale e uniscano gli sforzi per creare le condizioni per una coesistenza pacifica e una cooperazione reciprocamente vantaggiosa.
🔗 Leggere il testo intero
#Commenti
💬 Dal 28 al 30 marzo, gli Stati Uniti 🇺🇸 intendono organizzare un evento internazionale, titolato «Summit for Democracy». Un summit simile è stato organizzato nel dicembre 2021.
Cioè, siamo già al secondo tentativo dell'attuale amministrazione americana di convocare una conferenza al fine – così la presenta Washington – di dare vita a una coalizione di stati democratici. Ovviamente, sotto la guida degli stessi Stati Uniti.
Nel momento in cui la reputazione delle autorità statunitensi in questo campo non è nemmeno dubbia, ma totalmente distrutta, rivendicare la leadership nella promozione dei valori democratici su scala globale è il massimo dell'ipocrisia. I fatti rilevanti sono ampiamente noti. Alcuni di essi si trovano, in particolare, nella dichiarazione del Ministero degli Esteri russo pubblicata il 1° dicembre 2021. Da allora la situazione non è migliorata.
👉 I cosiddetti «vertici per la democrazia» sono una chiara manifestazione delle pratiche neocoloniali nella politica estera statunitense. Dietro gli sforzi per organizzarli e convocarli si nasconde il desiderio di rinnovare e legittimare gli strumenti americani di controllo esterno e ingerenza negli affari interni degli Stati sovrani.
👉 Allo stesso tempo, si tratta della formazione di una piattaforma ideologica per la lotta contro coloro che l'élite politica americana tenta di etichettare come «autocrazie».
☝️ Deploriamo inoltre profondamente la decisione del Segretario generale delle Nazioni Unite A. Guterres di prendere parte a questo indegno spettacolo.
❗️I partecipanti responsabili alla comunicazione internazionale non dovrebbero impegnarsi nella "democratizzazione" e tracciare nuove linee di divisione. È giunto il momento che gli Stati Uniti e i loro alleati tornino a rispettare il diritto internazionale e uniscano gli sforzi per creare le condizioni per una coesistenza pacifica e una cooperazione reciprocamente vantaggiosa.
🔗 Leggere il testo intero
#Commenti
🎙Commento dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia in relazione alla Lettera-appello dei sei direttori dei principali quotidiani italiani
all’Ambasciatore designato della Federazione Russa nella Repubblica Italiana, Alexey Paramonov
💬 In relazione all’appello dei sei direttori dei principali quotidiani italiani all'Ambasciatore designato della Federazione Russa nella Repubblica Italiana, Alexey Paramonov, del 10 aprile u.s. desideremmo attirare l’attenzione su quanto segue.
Nel rispetto delle procedure diplomatiche consolidate non spetta ad un nuovo Ambasciatore che non è ancora arrivato alla sede e che non ha ufficialmente assunto le sue funzioni, fare delle dichiarazioni pubbliche. Cionondimeno, l'Ambasciata ritiene necessario da parte sua commentare questo appello collettivo.
Il corrispondente del quotidiano americano Wall Street Journal, Evan Gershkovich, è stato colto in flagrante mentre cercava di ottenere informazioni segrete su una delle imprese del complesso militare-industriale russo. Tali attività non hanno nulla a che fare con il suo mestiere professionale e l'arresto stesso per sospetto di spionaggio a favore di uno Stato straniero è stato effettuato in piena conformità con i requisiti della legge e le norme della legislazione russa. Come è consuetudine in ogni Paese dove regna lo Stato di diritto, tra cui, indubbiamente, l’Italia, spetta al tribunale accertare la verità e le misure di responsabilità dei reati commessi.
In questo contesto, lasciano perplessi le richieste degli onorevoli rappresentanti delle testate del Paese che proclama tra i suoi principi giuridici essenziali “La legge è uguale per tutti”, di intervenire sulla procedura dell'amministrazione della giustizia. Nella loro lettera, i vertici dei più importanti quotidiani italiani, infatti, tentano di indurre le autorità russe a trasgredire la loro stessa legislazione. Riteniamo che è chiaro per tutti che tale approccio sia assurdo ed inopportuno.
Desta interrogativi anche la dimostrativa selettività dell’appello. Nella lettera si manifesta “una profonda preoccupazione” per un collega americano colto con le mani nel sacco mentre svolgeva attività di spionaggio, ma allo stesso tempo non si presta nessun’attenzione ad altre recenti numerose violazioni clamorose dei diritti di giornalisti e media. In particolare, non si troverebbero dei simili “forti” appelli alle missioni diplomatiche dei Paesi che da molti anni mettono in atto una disumana persecuzione nei confronti del giornalista Julian Assange. Tuttora, non si farebbero vedere degli esempi di intercessione in favore di più di una dozzina di professionisti dei mass media detenuti per motivi politici nelle carceri lettoni con accuse inverosimili, tra cui Marat Kasem, caporedattore di Sputnik Lituania. Magari è stato per puro difetto di attenzione che i media italiani abbiano mancato di alzare la voce in difesa di RT DE e RT France, costretti al fallimento da illegittimi divieti di trasmissione, per non parlare di altre repressioni contro i media russi nell'Occidente "libero".
Finalmente, non abbiamo notato la reazione dovuta dei media centrali italiani ai brutali omicidi dei giornalisti russi Daria Dugina, Oleg Klokov, Vladlen Tatarsky. Per quanto vaste siano le divergenze di valutazione degli eventi in corso nel mondo tra i vertici dei principali media italiani e i loro colleghi russi, la consapevole indifferenza, ed in alcuni casi pure dei tentativi di trovare giustificazioni per gli autori e gli organizzatori di tali orrendi crimini, di per sé, priverebbero qualsiasi persona, specialmente leader dell’opinione pubblica, del diritto etico di fare appelli moralizzanti.
#Commenti #Attualità
all’Ambasciatore designato della Federazione Russa nella Repubblica Italiana, Alexey Paramonov
💬 In relazione all’appello dei sei direttori dei principali quotidiani italiani all'Ambasciatore designato della Federazione Russa nella Repubblica Italiana, Alexey Paramonov, del 10 aprile u.s. desideremmo attirare l’attenzione su quanto segue.
Nel rispetto delle procedure diplomatiche consolidate non spetta ad un nuovo Ambasciatore che non è ancora arrivato alla sede e che non ha ufficialmente assunto le sue funzioni, fare delle dichiarazioni pubbliche. Cionondimeno, l'Ambasciata ritiene necessario da parte sua commentare questo appello collettivo.
Il corrispondente del quotidiano americano Wall Street Journal, Evan Gershkovich, è stato colto in flagrante mentre cercava di ottenere informazioni segrete su una delle imprese del complesso militare-industriale russo. Tali attività non hanno nulla a che fare con il suo mestiere professionale e l'arresto stesso per sospetto di spionaggio a favore di uno Stato straniero è stato effettuato in piena conformità con i requisiti della legge e le norme della legislazione russa. Come è consuetudine in ogni Paese dove regna lo Stato di diritto, tra cui, indubbiamente, l’Italia, spetta al tribunale accertare la verità e le misure di responsabilità dei reati commessi.
In questo contesto, lasciano perplessi le richieste degli onorevoli rappresentanti delle testate del Paese che proclama tra i suoi principi giuridici essenziali “La legge è uguale per tutti”, di intervenire sulla procedura dell'amministrazione della giustizia. Nella loro lettera, i vertici dei più importanti quotidiani italiani, infatti, tentano di indurre le autorità russe a trasgredire la loro stessa legislazione. Riteniamo che è chiaro per tutti che tale approccio sia assurdo ed inopportuno.
Desta interrogativi anche la dimostrativa selettività dell’appello. Nella lettera si manifesta “una profonda preoccupazione” per un collega americano colto con le mani nel sacco mentre svolgeva attività di spionaggio, ma allo stesso tempo non si presta nessun’attenzione ad altre recenti numerose violazioni clamorose dei diritti di giornalisti e media. In particolare, non si troverebbero dei simili “forti” appelli alle missioni diplomatiche dei Paesi che da molti anni mettono in atto una disumana persecuzione nei confronti del giornalista Julian Assange. Tuttora, non si farebbero vedere degli esempi di intercessione in favore di più di una dozzina di professionisti dei mass media detenuti per motivi politici nelle carceri lettoni con accuse inverosimili, tra cui Marat Kasem, caporedattore di Sputnik Lituania. Magari è stato per puro difetto di attenzione che i media italiani abbiano mancato di alzare la voce in difesa di RT DE e RT France, costretti al fallimento da illegittimi divieti di trasmissione, per non parlare di altre repressioni contro i media russi nell'Occidente "libero".
Finalmente, non abbiamo notato la reazione dovuta dei media centrali italiani ai brutali omicidi dei giornalisti russi Daria Dugina, Oleg Klokov, Vladlen Tatarsky. Per quanto vaste siano le divergenze di valutazione degli eventi in corso nel mondo tra i vertici dei principali media italiani e i loro colleghi russi, la consapevole indifferenza, ed in alcuni casi pure dei tentativi di trovare giustificazioni per gli autori e gli organizzatori di tali orrendi crimini, di per sé, priverebbero qualsiasi persona, specialmente leader dell’opinione pubblica, del diritto etico di fare appelli moralizzanti.
#Commenti #Attualità